L'avevamo detto, l'abbiamo fatto. Con la
Verdi Quindici Occupata non si scherza: l'abbiamo dimostrato in dieci mesi di
occupazione di via Verdi 15 e lo rifacciamo presente a coloro che se ne fossero
dimenticati, pensando che una stupida sagra del manganello potesse mettere a
tacere una realtà studentesca come la nostra. 'La Verdi Quindici non si tocca,
la difenderemo con la lotta' non è solamente il coro che ci ha accompagnato in
questa settimana precaria per le strade di Torino e per i corridoi di Palazzo
Nuovo Occupato, è stato ed è molto di più: abbiamo trasformato quelle parole in
programma politico, in promessa di battaglia fino all'ultimo respiro. Infatti
siamo ancora qui, con un nuovo spazio conquistato a due passi dalla nostra via
Verdi 15, con addosso la rabbia per uno spazio rubato da politicanti,
speculatori e poliziotti ma anche con la consapevolezza piena che la potenza e
la forza di un'idea collettiva non sta in quattro mura ma in coloro che le
abitano.
A poco più di una settimana di distanza
dallo sgombero di via Verdi abbiamo una nuova casa e un nuovo spazio comune in
vicolo Benevello, ancora più nel cuore del quartiere dell'Università. Avevamo
messo in guardia tutti dal considerare la Verdi Quindici Occupata come un'esperienza
conclusa, passata, affossata dal fruscio del manganello, ammorbata dalle
chiacchiere della politica, minacciata dall'infamità delle speculazioni. La
Verdi Quindici Occupata rappresenta il presente e il futuro di una città che
non vuole morire nelle scorribande finanziarie dei poteri che comandano Torino
ne tantomeno nelle vetrine mediatiche che la politica confeziona per
sopravvivere.
Ricominciamo da dove eravamo stati
interrotti. La parentesi di una settimana a Palazzo Nuovo ci è servita per proseguire
un lavoro collettivo di discussione e ragionamento sulla fase della crisi che
stiamo vivendo in Università come in città, quindi nel nostro paese.
L'Università è tornata a dimostrare lo stato della sua crisi come istituzione
della formazione e del sapere, incapace di prendere una posizione chiara sul
programma di smantellamento del diritto allo studio che l'Edisu sta portando a
compimento per mano del presidente Umberto Trabucco, seguendo il mandato
imposto dal presidente leghista Roberto Cota. Torino si è invece guadagnata,
grazie al suo sindaco Piero Fassino, un'altra figuraccia degna di essere
ricordata: nella presunta città dei giovani, nella fatiscente città
universitaria, gli studenti vengono cacciati in strada - per mano della polizia
- senza un tetto e senza alcuna garanzia di poter continuare a studiare.
Gli unici che si sfregano le mani sono gli
speculatori e gli affaristi. La Verdi è stata sgomberata con la giustificazione
della ristrutturazione dello stabile, per una sua rimessa in agibilità. La
realtà delle cose, che solo i bugiardi possono negare, è che il futuro degli
stabilimenti dell'Edisu si trova nella nebbia di un diritto che si vuole negare
e di una cassa che si vuole riempire: non vi è alcuna certezza che i due
milioni di euro del ministero arriveranno, e tantomeno vi è la garanzia che la
Regione Piemonte metterà a disposizione la metà mancante... anche perchè
l'assessore Maccanti già un anno fa aveva dichiarato che il diritto allo studio
non è una priorità della sua giunta, figuriamoci oggi nella voragine dei tagli
per provare a far quadrare bilanci che comunque non tornano! In questo
contesto, chiedersi che fine farà via Verdi 15 come tutti gli altri luoghi
dello studio diventa immediatamente campo di una battaglia per un diritto allo
studio minacciato da cartolarizzazioni, speculazioni e privatizzazioni in salsa
italica.
La Verdi Quindici Occupata, prima di quanto
ognuno potesse immaginare, più forte di quanto si potesse credere, si è
conquistata il suo nuovo spazio, per continuare le battaglie di ieri, per
immaginarne altre ancora. Anche perchè noi, di lottare, non ci stanchiamo mai,
e anche i momenti più difficili e precari sono ragione di nuovi entusiasmi e
ritrovate energie per un progetto collettivo che si chiama Verdi Quindici
Occupata.
E' anche vero che in un anno a parte djset, apericena e qualche sporadico cineforum il livello di inclusione verso gli studenti non “movimentasti” è stato basso, bassissimo. Diverse volte si é provato a venire alle vostre iniziative, ricordo ancora questo film iraniano lentissimo senza nessuna connessione con quello che succede fuori dalle mura occupate. Sicuramente mi sbaglio, ma non ho visto nessuna iniziativa condivisa con SI, le Officine Corsare, i sindacati, il mondo della ricerca. Ricordo ancora il bellissimo ed inaugurale intervento di Ugo Mattei che lasciava sperare che qualcosa di nuovo stesse accadendo, e poi il triste momento in cui un ragazzo albanese di economia venne fischiato in assemblea perché aver detto che le Olimpiadi avevano significato molto per la città e per gli studenti. Spero che nella nuova Casa cambi qualcosa e presto molti delusi come me, possano sentirsi inclusi nel vostro progetto che significa aprire a chi la pensa diversamente da voi. Se volete essere un movimento sociale, dovete farlo, altrimenti vi terrete l'etichetta di Askatasuna 2.
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