Sono
passate due settimane da quel martedì infame. Tutto quel che è
successo abbiamo provato a raccontarlo con più chiarezza possibile.
Del resto l'esperienza della Verdi 15 è, sul piano dei fatti,
facilmente comprensibile. Dopo il taglio dell'80% delle risorse
destinate all'Edisu da parte della Regione Piemonte di Roberto Cota -
operazione in nessun modo ostacolata dal sindaco di Torino, Piero
Fassino - più di 8000 studenti aventi diritto sono rimasti senza
borsa di studio. Per molti questa decisione poteva significare
l'abbandono degli studi, ma questo non è accaduto perché un
composito gruppo di studenti che già da tempo denunciavano le gravi
conseguenze che questa decisione avrebbe avuto, una volta esaurite le
lacrime da versare sugli sportelli Edisu, hanno deciso di
organizzarsi e agire. Così abbiamo occupato via Verdi 15, che era
stata lasciata vuota mentre altri dalle residenze venivano sfrattati.
Dal 13 gennaio viviamo e costruiamo un'alternativa all'Edisu e al
sistema di cui fa parte, la Verdi 15 è 'molto più di una
residenza!'.
Per
questo lo sgombero non ci ha fermato. Per questo ci hanno levato uno
spazio ma ne abbiamo presi altri due. Hanno provato a schiacciarci,
ma non ascoltarci ancora una volta si è rivelato un errore. Hanno
monitorato una presenza senza capirne la sostanza. Quello che la
Verdi era, è oggi, e sarà, quel martedì mattina, gli è esploso
tra le mani. L'edificio di via Verdi, architettonicamente si prestava
a coniugare un'esigenza abitativa e sociale. Nè lo stabile in vicolo
Benevello, nè quello in corso Farini possono assolvere pienamente
alla stessa funzione; eppure in qualche modo lo fanno entrambi. La
Verdi può esistere anche fuori dalle mura di via Verdi 15. Così
quella di un quartiere popolare come Vanchiglia e di un luogo da
riterritorializzare come vicolo Benevello sono la nostra occasione
per misurarci con quella che è sempre stata la nostra convinzione.
La Verdi 15 2.0, la immaginiamo come il sasso nella scarpa di un
università lontana anni luce da come la vorremmo, un luogo di saperi
liberi, condivisi e liberati. La Verdi 15 3.0 la pensiamo come uno
spazio aperto e vissuto da un quartiere in cui oltre agli studenti è
presente una composizione sociale meticcia e popolare.
Abbiamo
un'urgenza: riprenderci il nostro futuro, garantirne uno a chi verrà
dopo di noi. La nostra è una posizione politica, una scelta di vita.
La articoliamo giorno per giorno con differenti linguaggi, vogliamo
fare nostre più visioni possibili su ciò che ci circonda,
moltiplicare gli sguardi e i punti prospettici. Comunque la
s'interpreti questa scelta comprende sogni e idee che non abbiamo
semplicemente assunto, ma scelto e indagato. Condivisione costante di
beni inesauribili come le relazioni e le intelligenze, una vita che
giorno per giorno nel riprendersi tempi e spazi rompe con
l'esistente. La Verdi 15 2.0, da oggi 'Verdi Lab', e la Verdi 15 3.0,
da oggi necessariamente 'Verdi 15': due luoghi liberati e ribelli a
Torino. Luoghi di studenti e studentesse, bambini e bambine,
lavoratrici e lavoratori, pensionati, cassintegrati, esodati, precari
e precarie. Veniamo da tutto il paese, da altri paesi. Veniamo da
tutto il mondo, viviamo qui e continueremo ad aprire le porte dei
luoghi di questa città. Spazi fisici, come vicolo Benevello e corso
Farini, e spazi di autodeterminazione, come l'assemblea della Verdi,
aperta a tutti e tutte. Viviamo la città e questo territorio e ci
sentiamo per questo assolutamente qualificati per deciderne. Del
resto in questi dieci mesi di imperativi come sviluppo, crescita,
sacrifici, ne abbiamo sentiti troppi, e ci siamo attrezzati per
smascherarli. Ma questo foglio non è sufficiente, ora: a tutto
dedicheremo i tempi e gli spazi che meritano, abbiamo ancora molto da
imparare, nella lotta. Ad oggi però la nostra prima risposta è
quello che vi abbiamo appena raccontato.
Verdi
Quindici Occupata
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