domenica 11 marzo 2012

Perchè dalla Verdi 15 Occupata sventola la bandiera NO TAV

Come studenti e borsisti universitari, noi della residenza Verdi 15 Occupata ci siamo trovati a guardare da subito alla lotta No Tav, un po' perché alcuni di noi vi avevano negli anni preso parte, come Jacopo, arrestato per aver partecipato alla resistenza popolare nei mesi estivi e che aspettiamo ancora venga liberato dagli arresti domiciliari in cui è segregato, un po' perché ci apparivano evidenti alcuni legami tra le nostre lotte. Per questo abbiamo deciso di incontrare il Movimento No Tav, di confrontarci con loro e di imparare quello che la loro esperienza può insegnarci.
Le ragioni delle nostre battaglie sono legate a doppio filo, innanzi tutto da un nesso causale poiché solo la lotta contro il Tav può garantire le risorse necessarie per il diritto allo Studio, così
come per la garanzia di altri servizi ed altri istituti di welfare come la sanità, i trasporti locali e la messa in sicurezza delle scuole e del territorio.


Come è stato dimostrato negli anni dai No Tav la Torino-Lyone è un'opera inutile la cui costruzione ha come unici scopi da un lato quello di trasferire risorse pubbliche nelle casse delle ditte appaltatrici, spesso legate alla 'ndrangheta, o comunque parte di quella 'mafia del nord' fatta di appalti truccati in cambio di voti, dall'altro quello di creare un consenso attorno a quei partiti che non avendo idee per un cambiamento reale ed in favore dei cittadini, si riempiono la bocca di parole decontestualizzate e traviate come la citatissima parola 'progresso'.

Confrontandoci con i No Tav abbiamo scoperto che ogni 2 centimetri di Tav equivalgono ad una borsa di studio e che tutte le borse di studio tagliate sarebbero state garantite con i soldi spesi per i poliziotti mandati in Val Susa contro la popolazione militarizzando il territorio.

Un'altra cosa che ci fa sentire vicini al movimento No Tav è l'esserci confrontati come loro con il nuovo governo, che purtroppo sia noi che loro abbiamo scoperto essere in continuità con il precedente. Cosi come sulla Riforma Gelmini, quindi sulla distruzione dell'università pubblica e sulla privatizzazione del diritto allo studio, non è stato fatto nessun passo indietro dal nuovo governo, che al contrario ha espresso apprezzamenti per la riforma, anche sul Tav il 'governo dei professori' non solo non ha fatto marcia indietro ma non si è fermato a riflettere ed ascoltare le ragioni che oltre ad essere sostenute dal movimento popolare sono messe nero su bianco da decine di docenti universitari. Da ultimo ci accomuna l'aver sperimentato seppur su scale diverse il modello di rapporto cittadino-potere politico che impone questo governo. Un rapporto fatto di imposizione delle decisioni calate dall'alto e della violenza poliziesca per reprimere le resistenze che si creano contro queste imposizioni.
Noi l'abbiamo visto all'inaugurazione dell'anno accademico quando i ministri presenti non ci hanno permesso di esprimere il nostro disagio rispetto alla situazione in cui versano l'università ed il
diritto allo studio e di chiedergliene conto, l'hanno fatto militarizzando Piazza Bodoni con i blindati messi per traverso nelle vie circostanti ed i check-point in cui far passare i soli residenti.
Le cariche della polizia ed i manganelli in testa agli studenti sono state la risposta quando avevamo trovato delle falle dalle quali far passare con determinazione, al di là del dispositivo militare dispiegato, la nostra rabbia difficile da arginare.
I valsusini ed i No Tav accorsi in Val Susa hanno visto il modo di operare del nuovo governo con l'allargamento delle reti del non-cantiere: 2000 poliziotti mandati da tutta Italia per imporre la militarizzazione, un attivista buttato giù da un traliccio sul quale faceva resistenza passiva e poi la notte di violenze documentate sul web che la polizia ha messo in atto in risposta all'intelligenza del
movimento che aveva saputo dare una dimensione popolare al conflitto, allontanandolo dai boschi presidiati dai militari per riportarlo nei paesi della bassa valle, tra la gente e le case, decidendo di
bloccare l'autostrada per impedire gli spostamenti delle truppe d'occupazione.

Infine ci accomuna l'essere delle resistenze ad un modello di sviluppo sbagliato, che fa gli interessi degli speculatori e non della gente. Nel nostro resistere iniziamo a pensare ed a praticare un alternativa, ci sentiamo di essere perciò delle resistenze costituenti di quello che vogliamo essere il nostro futuro, per il quale siamo disposti a lottare.
Per questi motivi la settimana scorsa siamo stati in Val Susa: alla grande manifestazione popolare con 80mila persone in piazza, ai blocchi autostradali ed alle altre azioni di lotta messe in atto, per questi motivi abbiamo portato la lotta No Tav a Torino la scorsa settimana bloccando la stazione di Porta Nuova e sempre per questi motivi continueremo a portare avanti la lotta No Tav a Torino, a salire in Val Susa, a contribuire a fare quanto sarà necessario per vincere questa battaglia.

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