Una comunità in lotta, un punto di aggregazione per studenti e quartiere
La Verdi15 rappresenta tanti concetti concentrati in due edifici situati in due punti diversi della città, ma strategici perché molto vicini ai due maggiori poli universitari: Palazzo Nuovo e il nuovo Campus. Una vicinanza volta a ribadire il fatto che i principali attori di questo progetto sono, e devono essere, gli studenti. O meglio, gli studenti costituiscono il pilastro portante della Verdi15. L'università italiana sta continuando a propinare tagli ai corsi di laurea e alle borse di studio, il costo della vita sempre più elevato e la mancanza di prospettive future fanno sì che le necessità dei giovani svaniscano e al contrario il disagio aumenti.
Dopo più di un anno di governo tecnico che non ha dato nessuno sbocco, se non l'incremento della povertà generale, nonostante i 'professori' non ci siano più la situazione non cambierà. Perciò ci siamo ripresi un posto in cui vivere, in cui si possono scambiare opinioni creando un sapere diverso e vivendo spazi di socialità differenti. Ciò è successo per due volte, perché uno sgombero e le politiche di austerità non sono riuscite ad annullare un'esperienza come la Verdi15, che lotta e propone nuovo modo di vivere il diritto allo studio. Per questo in un anno di progetto politico abbiamo dato vita contestazioni ai ministri dell'austerity, al governo regionale leghista, all'Edisu. Cercando di costruire, dal basso e in modo partecipato, un'alternativa ai giochi di potere che si pongono sopra la testa degli studenti.
Dopo il 30 ottobre ci siamo riappropriati di due spazi da restituire ai giovani, agli studenti e agli abitanti dei quartieri della città.
La VerdiLab, nel pieno centro di Torino, uno spazio aperto non solo al divertimento, con le consuete serate del giovedì e con la palestra, ma anche alle discussioni sui punti focali, evidenti e non, delle situazioni che caratterizzano l'attualità con dibattiti, cineforum ed incontri.
Mentre la nuova occupazione di Corso Farini 20 vicino al Campus di scienze politiche vuole rispondere alle esigenze degli studenti con un progetto abitativo, l'aula studio, un'aula informatica, la piola per condividere socialità e saperi differenti; questa occupazione si apre anche al quartiere dando la possibilità agli abitanti di zona di utilizzare il cortile aperto a tutti, con mercatini, giochi per i bambini, incontri sui cambiamenti in corso nel quartiere...
La nostra lotta...
Il diritto allo studio come campo di battaglia...
Il diritto allo studio è morto. Da quando la regione Piemonte ha deciso di tagliare i fondi destinati all’ EDISU, ha negato borsa di studio e la possibilità di accesso al posto letto, viene praticamente meno il diritto di ciascuno di noi a formarsi. Dopo anni di graduale riduzione di fondi, per l’anno accademico 2013/2014 sono stati stanziati per l’Ente al Diritto allo Studio Universitario zero euro che significa che qui in Piemonte per davvero il diritto allo studio è morto e defunto. Come se non bastasse le tasse universitarie sono aumentate del doppio. I prezzi della mensa e dei mezzi pubblici contribuiscono a rendere la vita degli studenti più onerosa. Per non parlare degli affitti nei quartieri immediatamente vicini ai poli universitari che stanno sensibilmente aumentando. Infatti a subire gli effetti delle politiche messe in atto sul mondo della formazione non sono solo gli studenti, ma anche chi vive nella nostra città, le trasformazioni e gli sconvolgimenti in atto nel quartiere Vanchiglia/Vanchiglietta ne sono la testimonianza. Con la fine della Torino città industriale il nuovo campo di speculazione dovrebbe essere quello proprio quello dei servizi diretti verso i giovani, in una commistione di grandi eventi (che come ormai ben sappiamo hanno provocato una voragine di debito nelle casse comunali) e opere mastodontiche di dubbia qualità come il nuovo campus universitario di scienze politiche e giurisprudenza. Siamo la nuova, magra ancor più in tempi di crisi, vacca da mungere.
In una situazione simile ogni studente si trova a dover affrontare sempre maggiori difficoltà in una città che si vanta di essere la città dei giovani, su misura per gli studenti, dimostrandosi invece ostile e incapace di venire incontro alle nostre esigenze. Ma, se da una parte noi viviamo tutti i giorni un forte disagio rivendicando ad ogni occasione qualcosa di diverso, pretendendo un cambiamento da chi di dovere, dall’altra le istituzioni, l’EDISU prima di tutti, si dimostrano indifferenti, non intenzionati ad aprire un dialogo, ignorando completamente le rivendicazioni di chi vive questa situazione.
Noi invece, proprio da questo loro silenzio ricaviamo l’ennesima conferma del loro ruolo di controparte da combattere e vincere con nuove forme di lotte, che partano dal basso, dalla necessità di soddisfare i bisogni di ognuno di noi, che si costruiscono nelle assemblee, dal nostro lavoro collettivo.
Come studenti e giovani che vivono l’università e la città di Torino, siamo tutti coscienti di questa situazione. La scelta che ci si para davanti è accettarla passivamente oppure cercare una soluzione. Crediamo che costruire percorsi in cui proviamo a riprenderci direttamente una casa in cui vivere, una formazione critica e di qualità, una socialità che non sia merce di scambio, che non ci costi cara e non sia rifugio per le nostre frustrazioni, ricostruire legami sociali e forme di cooperazione nei quartieri in cui viviamo, insomma immaginare e provare a conquistare un diritto allo studio diverso, nostro, debba essere all'ordine del giorno.
Di certo non basta una Verdi 15, ne' due a fare tutto questo, c'è bisogno che chiunque vive con disagio questa situazione si attivi in maniera partecipe, prenda parte non come spettatore passivo, ma in prima persona, all'organizzazione di una lotta che è una scommessa che riguarda tutti.